ARTE PSICOLOGIA E MITO
Una lettura psicologica sul progetto artistico
"Les Possibilités. I Labirinti mentali."
di Serena Giorgi e Giulio Perfetti
Cecina (LI) 6/15 luglio 2018
Intervento
di Paola Foggetti
Come psicoterapeuta e
arteterapeuta sono stata immediatamente attratta dalle dimensioni dell’esistenza
umana che questo progetto artistico, sui labirinti mentali, ha indagato e messo
in opera.
I labirinti sono luoghi
affascinanti, hanno accompagnato da sempre la storia dell’uomo e assunto nei
secoli forme e significati diversi.
Entrare in un labirinto è facile
ma, per uscirne e compiere “la rinascita”, è indispensabile fermarsi e saper
“stare”. Il sapere di non essere soli al mondo facilita le scelte da compiere
durante il percorso, permette anche l’esplorazione libera del labirinto.
Naturalmente e spontaneamente gli artisti Serena Giorgi e Giulio Perfetti
intraprendono questo viaggio non in solitudine, ma insieme. Questa scelta è la
loro forza, il loro filo di Arianna.
Entrare, scoprire e rappresentare
i propri meandri della psiche attraverso un confronto, una condivisione di
intenti.
Gli artisti, esplorano processi
psicologici interagenti dell’essere umano: la ricerca interiore, lo spazio, i
confini.
In psicologia la ricerca
interiore è strettamente connessa con l'introspezione, la conoscenza di se
stessi, ma anche con l'esplorazione del mondo.
L’esplorazione del mondo non può
prescindere con il modo, che ognuno di noi ha, di essere al mondo: di
presentarsi, di atteggiarsi, di pensarsi, di percepirsi e di relazionarsi con
gli altri. Come umani ci caratterizziamo come un insieme di contesti in
relazione. Questa capacità innata esplorativa, si affina nel tempo e trova una
peculiare e soggettiva corrispondenza con il proprio modo di concepire l’esistenza
e con la possibilità di compiere delle scelte. Le scelte sono dinamiche e non
sempre chiare, pongono dubbi e cercano risposte: è quello che gli artisti in
questo viaggio ci trasmettono.
Altro tema importante, che emerge
dalle loro opere è la percezione dello spazio. Nelle scienze psicologiche lo spazio
prototipico è il corpo, inteso come corpo fisico, nella sua concretezza
biologica con le sue connessioni. Nell’infanzia esso rappresenta il primo
spazio, il primo contesto conoscitivo.
Secondo una visione psicofisica,
in cui la dimensione psicologica non può distinguersi da quella fisiologica ma
solo integrarsi, per definirci come persone dobbiamo delimitarci sia
fisicamente che mentalmente.
La percezione dello spazio cambia
in funzione dei nostri confini: rigidi, flessibili, aperti o chiusi. Il senso
di libertà diviene una condizione evolutiva e non è dato dalla totale assenza
di confini ma dalla percezione di una definitezza dinamica, mai completamente compiuta,
sempre in divenire, e comunque, presente. In tal senso noi scopriamo quel
sottile equilibrio che esiste tra lo spazio, i confini personali e l’ambiente.
Il fascino di poter esplorare
nuovi orizzonti: personali e artistici, sia interni che esterni, è possibile
grazie alla presenza di confini aperti e flessibili che in modo osmotico
permettono il passaggio di nuovi elementi.
Da questa prospettiva, nel
progetto artistico di Serena G. e Giulio P. è affascinante la metafora del
deserto. Il deserto rimanda alla grandiosità, all’immensità che è
irraggiungibile alla mente umana, al mistero, all’indefinibile che pone sfide
impossibili. Il deserto è il labirinto più affascinante ma anche quello più
pericoloso, perché come diceva Borges: “nell’immenso ci si perde davvero”. In
psicologia, la percezione fisica di non avere confini porta alla confusione
mentale, alla paura della dissoluzione, della disintegrazione del corpo.
Abbiamo bisogno di confini per vivere, questo è il limite, ma i confini
rappresentano anche la forza e la potenza degli esseri viventi, che permettono
connessioni tra i diversi contesti: biologici, relazionali e culturali.
La condivisione (spazi che si
uniscono) permette l’integrazione e favorisce l’evoluzione. E’ quello che gli
artisti, Giorgi e Perfetti, compiono lavorando insieme.
L'arte, sia per chi la mette in
opera, sia per chi ne fruisce, amplifica la percezione dei nostri confini
mentali e quindi dilata la dimensione dello spazio. In psicologia relazionale
l'esperienza estetica dell'arte può rappresentare un "oggetto-sé": uno
strumento facilitante e sicuro, attraverso il quale smarrirsi senza perdere la
propria identità e, Serena Giorgi e Giulio Perfetti, sfidano la loro elasticità
mentale e artistica che diviene una ricerca esplorativa, di condivisione e
scambio, straordinaria.
Le opere de I labirinti mentali
sono bellissime, raccontano, attraverso metodi e materiali diversi, tutto il
percorso. La loro forza evocativa è potente e coinvolgente.
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